Michael Merzenich, uno dei massimi esponenti della ricerca sulla Neuroplasticità, rileva che la funzione del “controllo motorio grossolano” si deteriora con l’invecchiamento, provocando perdita di equilibrio e difficoltà di movimento.
A parte l’indebolimento del sistema vestibolare, questo declino è causato dalla diminuzione del feedback sensoriale proveniente dai piedi causato dall’aver indossato per decenni le scarpe e di aver camminato su superfici piane e lisce. Ciò porta a differenziare le mappe cerebrali deputate al controllo dei piedi, quindi iniziamo ad usare bastoni o deambulatori oppure ci affidiamo ad altri sensi per mantenere l’equilibrio. Quando invecchiamo guardiamo i piedi mentre scendiamo le scale o camminiamo su un terreno accidentato, perché non riceviamo sufficienti informazioni da essi. Ricorrendo a queste compensazioni anziché esercitare i sistemi cerebrali compromessi, ne acceleriamo il declino. È dunque molto importante cercare di camminare il più possibile a piedi scalzi, per permettere al cervello di ricevere una grande quantità di informazioni, come se camminassimo su una superficie irregolare.
Pare che la stessa cosa avvenga in pazienti che hanno perso i DENTI.
Uno studio di Yan e Coll, valuta la neuroplasticità di pazienti edentuli con protesi complete implantari. Pazienti edentuli riabilitati con protesi implantari hanno presentato un aumento della capacità discriminatoria tattile e della funzione motoria rispetto a quando erano edentuli. Questo potrebbe essere dovuto a un ripristino dell’osteopercezione, definita come la capacità di identificare la sensazione cinestesica senza input, derivati dai meccanorecettori periodontali. Questa sensazione ha origine dall’articolazione temporo-mandibolare, dalla muscolatura masticatoria, dalla mucosa e dal periostio, procurando informazioni sensitive e motorie relative ai movimenti masticatori e all’occlusione. Scopo dello studio è valutare la plasticità corticale in pazienti con protesi implantari. Venti pazienti edentuli con protesi su impianti complete o tradizionali sono stati reclutati per una prova di forza e sottoposti a risonanza magnetica funzionale (fMRI). Si sono riscontrati segnali di aumentati livelli ematici di ossigeno nella corteccia senso-motoria di pazienti con protesi su impianti. Inoltre, sono state attivate aree come la corteccia pre-motoria, l’area di Broca, la circonvoluzione temporale superiore, l’area motoria supplementare, il ganglio basale e l’ippocampo. Tali risultati suggeriscono che riabilitazioni complete su impianti possono ripristinare il feed-back sensitivo-motorio al sistema nervoso centrale. L’attivazione della corteccia primaria senso-motoria in pazienti implantari potrebbe spiegare l’incremento della sensibilità tattile, della percezione stereognosica e il recupero delle funzioni masticatorie, che risultano più simili alla condizione di dentatura naturale.
Le recenti scoperte sulla Neuroplasticità
Inoltre, due recenti pubblicazioni (Ono et al., J Oral Rehabil2010;37:624–640; Weijenberg et al., Neurosci Biobehav Rev 2010, in press) hanno puntualizzato lo stato dellʼarte relativamente al rapporto tra masticazione e funzioni cerebrali superiori, con una particolare attenzione ai problemi dell’invecchiamento e della demenza. Nel complesso, i risultati di studi svolti sia sugli animali sia sull’uomo sembrano suggerire una relazione di causa tra la masticazione e le funzioni cerebrali superiori, insieme alla nota relazione tra masticazione, attività della vita quotidiana e stato di nutrizione. La masticazione manterrebbe le funzioni cognitive nell’ippocampo, una delle zone cerebrali collegate ai processi di apprendimento e memoria. Una masticazione ridotta, oltre che essere un fattore di rischio epidemiologico per lo sviluppo della demenza nell’uomo, ridurrebbe la memoria spaziale e provocherebbe alterazioni degenerative nei neuroni ippocampali di animali anziani. Esisterebbe inoltre una relazione tra stress e masticazione attiva, con un effetto protettivo di questa nei confronti delle risposte endocrine e nervose provocate da una eccessiva attivazione del sistema ipotalamo-ipofisi surrene. Lo sviluppo di programmi dedicati di salute orale per gli anziani, ed in particolare per le persone più a rischio di sviluppare demenza, possono contribuire attivamente al mantenimento delle condizioni dentarie, ossee e mucose indispensabili per una buona masticazione, contribuendo non solo ad un bel sorriso e a migliori condizioni di nutrizione, ma anche a un rallentamento dei processi di invecchiamento del sistema nervoso centrale.
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