La filogenesi dell’organo masticatorio, derivato dal primo arco branchiale, ha funzionalmente cambiato il suo ruolo di pompa autonomica di organo viscerale a organo che esprime emozioni, in particolare aggressività ed istinti legati alla predazione
Molte specie animali dimostrano comportamenti di serramento e digrignamento dentale di fronte a situazioni stressanti. Allo stesso modo, l’uomo moderno ancora utilizza il suo sistema stomatognatico per gestire lo stress, se caricato psicologicamente, per istinto di sopravvivenza.
Nell’uomo tale meccanismo di gestione dello stress agisce in maniera subcosciente. L’amigdala per le sue connessioni sia con le aree sensoriali corticali sia con le strutture profonde del cervello che inducono le risposte emotive è la struttura adatta a mediare un collegamento tra esperienze sensoriali ed emozioni. Neuroni endorfinici collegano l’amigdala con i sistemi sensoriali dove svolgono una funzione di controllo liberando oppiacei in risposta a stati emotivi generati dall’ipotalamo. Così l’amigdala fa si che le emozioni influenzino ciò che viene percepito.
Sotto stress i muscoli masticatori, in funzione delle loro inserzioni craniche, letteralmente “armano e tengono insieme” testa e faccia. Il Massetere è il muscolo “trigger” che inizia il circuito muscolare reattivo preposto a tal fine. La sua inserzione zigomatica porta il temporale in RE.
Il Temporale con la sua inserzione sfenoidale assiste la flessione della SSB e la RE dell’osso omonimo; con l’inserzione parietale agisce sulla Sutura Sagittale.
In associazione con il Buccinatore, gli elevatori bloccano la mandibola al cranio dall’esterno.
I muscoli Pterigoidei collegano sfenoide e mandibola, mettendo in relazione diretta la SSB e l’ATM. Agiscono dall’interno trazionando in flessione l’ala dello sfenoide sulla quale si inseriscono. Ciò determina tensione delle membrane durali e l’attivazione dello schema di flessione-espansione del Sistema cranio-sacrale.
Recentemente è stato individuato un quinto muscolo della masticazione, il M. Sfenomandibolare ( Hack et al., University of Maryland Dental School ) quale fascio muscolare autonomo lungo circa 3-4 cm e largo 2 cm., con un’inserzione sfenoidale a livello posteriore dell’orbita, ed una mandibolare internamente all’apofisi coronoide. Si comprendono così le distorsioni orbitarie , il frequente arrossamento e lacrimazione oculare e i disturbi della visione associate all’ipertono masticatorio.
Il M. Trapezio, essendo inserito sulla linea nucale dell’occipite, assiste il movimento di flessione sfeno-basilare, mentre lo Sterno-cleido-mastoideo per il suo vettore di trazione sulla mastoide, porta il temporale in rotazione interna.
Inoltre, “Stress centers” localizzati tra le unità motorie del rachide cervicale, attivati da ogni iperattività improvvisa, aumentano tensione nel sistema muscolo-fasciale con la funzione primaria di stabilizzare la testa sul collo, e in sequenza, tutto il rachide fino al coccige.
Tale meccanismo offre una spiegazione a fenomeni parafunzionali quali serramento e bruxismo, i quali, se mantenuti in un range fisiologico, appaiono come programmi regolatori della tensione delle membrane intracraniche e di adattamento allo Stress
In patologia, Il paziente serratore e/o bruxista è in una condizione di stress energetico e dunque surrenalico in fase di allarme. In Applied Kinesiology viene definita come la fase del “ gatto spaventato ” che inarca il dorso e rizza la coda. Si assiste ad ipertono flessorio della catena mediana anteriore(co-contrazione ) con grande rigidità muscolo fasciale. (Tendine centrale)
Si definisce anche come condizione di “ tutti muscoli forti “ in quanto non si riesce a testare un muscolo debole. In realtà tutti i muscoli sono ipertonici. La condizione occlusale che maggiormente si associa a questa situazione è il deficit di Dimensione verticale con alterazione dello spazio libero inter-occlusale (FWS). La manovra challenge per confermare questa condizione d’ipertono generalizzato e quella della Decompressione mandibolare e stretching degli Pterigoidei.
La terapia non è per niente facile, si tratta di modificare una “corazza” che in qualche modo il paziente si è costruito per proteggersi e molto spesso le cause sono proprio di natura emozionale. Ho già descritto questo concetto in un precedente articolo . Possono sicuramente aiutare trattamenti mio fasciali e cranio sacrali , ginnastiche dolci e terapia comportamentale etc. etc. ma quello che terrei a sottolineare da un punto di vista GNATOLOGICO, è che l’ ultima cosa di cui ha bisogno un paziente di questo tipo è quella di un pezzo di resina tra le arcate, vale a dire del famigerato BITE!!
L’approccio classico infatti prevede l’uso di varie placche “di rilassamento” o peggio, i preformati da farmacia. La frase tipica è “ così almeno stringi e digrigni sulla placca e non ti rovini i denti, portalo la notte e magari un po’ di giorno quando ti senti in tensione”. Bene, adesso il paziente non serrerà più sui denti…ma sul bite e spesso il risultato sarà un’intrusione dentale con ulteriore deficit di Dimensione verticale occlusale!
Non ha nessun senso logico invadere lo spazio libero occlusale e limitare il movimento mandibolare in un paziente con muscoli ipertonici e accorciati. Sarebbe come riabilitare un arto…. ingessandolo!!
E per ora mi fermo qui……
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Dr. Giuseppe Stefanelli
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